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Come è noto la Corte costituzionale nei giorni scorsi ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 24.25 del D.L. n. 201/2011 che aveva disposto – per gli anni 2012 e 2013 – il blocco della rivalutazione automatica delle pensioni, per i trattamenti superiori a tre volte la pensione minima INPS (ossia, € 1.405,05 mensili lordi per il 2012 e € 1.441,50 per il 2013). |
All’esito delle prime valutazioni governative, è emerso come un’esecuzione “pedissequa” della sentenza stessa avrebbe comportato oneri insostenibili per il bilancio dello Stato.
Quindi, l’impegno del Governo si è rivolto ad individuare soluzioni economiche che tenessero insieme gli obblighi di bilancio (anche rispetto agli impegni assunti in sede UE) e la, comunque doverosa, “ottemperanza” ai principi dettati dalla Corte costituzionale nella predetta sentenza.
Va precisato, al riguardo, che pur avendo dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma del 2011, la Corte ha comunque affermato che il Legislatore, in un periodo di crisi, può intervenire in termini temporalmente limitati e qualitativamente “equi” sulla perequazione delle pensioni.
Pertanto, il Consiglio dei Ministri ha approfittato di questa “apertura” individuando una soluzione che non comporta una totale restituzione dell’indicizzazione con conseguente attualizzazione (anche) dei futuri importi di pensione.
Di qui l’emanazione del decreto legge DECRETO-LEGGE 21 maggio 2015, n. 65
Secondo quanto comunicato dal Presidente del Consiglio nella conferenza stampa, il decreto destina alle misure in questione "2 miliardi e 180 milioni” in favore di 3,7 milioni di fruitori di pensione: somme che verranno erogate il 1° agosto, anche in ragione della misura, adottata nel medesimo decreto, con la quale viene uniformata - a partire da giugno - al 1° giorno del mese la data di liquidazione di tutti i trattamenti pensionistici.
La copertura di tali maggiori oneri arriverà – per la maggior parte – dalle risorse aggiuntive (il “tesoretto”) che era stato inserito nel Documento di Economia e Finanza quale frutto dello scarto tra deficit programmatico (2,6%) e tendenziale (2,5%) del Prodotto Interno Lordo.
Dando conferma alle anticipazioni fornite dallo stesso Premier, quello che verrà erogato il 1° agosto è un bonus una tantum che, pertanto, non comporta l’integrale recupero delle somme trattenute a tutti i pensionati in forza della norma dichiarata incostituzionale: né da un punto soggettivo, né dal punto di vista finanziario.
Infatti, il numero dei soggetti che ne beneficeranno esclude - secondo il Governo - "circa 650mila pensionati" tra quelli che avevano subito il blocco della perequazione e, in particolare quelli che percepiscono pensioni di importo superiore ai 3.200 euro lordi mensili.
Quanto al meccanismo di rimborso, viene confermato che - anche per coloro che lo riceveranno - esso non si tradurrà in un recupero integrale: si tratterà di una struttura di rimborso inversamente proporzionale al valore della pensione che, quindi, prevede pagamenti decrescenti al crescere della pensione percepita.
Le stesse (sole) fasce pensionistiche vedranno, quindi, riavviata l’indicizzazione dell’importo a partire dal 2016 ma, anche in questo caso, secondo valori scaglionati in funzione dell’importo di pensione.
Il Governo quindi, non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di esecuzione integrale del dettato della Corte Costituzionale.
E’ pressoché certo che questo decreto legge verrà prossimamente portato all’attenzione della Corte Costituzionale da parte di quei soggetti che hanno sollevato i contenziosi da cui è nata la sentenza n. 70/2015 e che non riceveranno (in tutto o in parte) un rimborso in ragione di quanto deciso dal Consiglio dei Ministri con l’odierno decreto legge.
La Fepropec Claai, attraverso esperti in materia, si impegna affinché tutti i pensionati, NESSUNO ESLUSO, possano recuperare integralmente il mal tanto, pertanto Vi invitiamo a contattare i nostri uffici al fine di aderire all’iniziative in corso.
Per Info rivolgersi alla sede Legale della Fe.Pro.Pe.CLAAI
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